La storia di Sara: 14enne che ha emozionato tutti, affetta da malattia rara, vive da 6 anni in quarantena

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«Dobbiamo rimanere a casa per due importanti motivi: sia perché possiamo essere un mezzo di trasmissione del Covid-19, sia per liberare i reparti di terapia intensiva. Solo chi ha visto la propria vita appesa ad un filo sottilissimo riesce a comprenderne l’importanza»: lo dice Sara, la scrittrice quattordicenne di Cerignola che scala le classifiche delle vendite con il suo romanzo “Con tutto l’amore che so” (Edizioni Terra Santa). Bookblogger, bookstagrammer con oltre 500 mila contatti, divoratrice di libri, straordinaria fotografa, Sara ha emozionato milioni di persone con la sua storia trasmessa da Tg e programmi tv nazionali, raccontata in anteprima dalla Gazzetta del Mezzogiorno. La sua è la quotidianità di una ragazza costretta a letto dall’età di 8 anni a causa di una malattia rara, il “mostro” che non l’ha vinta e che combatte ogni giorno con una volontà ferrea, con una curiosità per la vita che Sara riversa nei suoi scritti, siano libri o seguitissime recensioni di libri per il suo blog. E’ ovvio che il suo punto di vista sull’isolamento forzato cui siamo tutti costretti da settimane sia speciale.

Sara, per te la quarantena dura da 6 anni: quali consigli puoi dare a chi fa fatica, da sano, a restare in casa per non ammalarsi?

«La quarantena è difficile per tutti, per me anche di più. La mia vita è cambiata drasticamente: è difficile contattare i medici e quindi andare in ospedale per continuare le mie cure, il contatto con il mondo esterno si è nuovamente modificato e di conseguenza mi sto riadattando, la vita dei miei cari è cambiata e le loro uscite settimanali sono quasi inesistenti, come i miei rapporti umani, affidati a cellulari o computer. Tanti aspetti negativi tuttavia, per darci forza, dobbiamo concentrare le nostre energie su quello che ci rende sereni: che sia disegnare, scrivere, fare giardinaggio… Magari la prima volta ci sembrerà uno sforzo, ma tutto verrà ripagato».

Segui quanto accade nel mondo e per via delle numerose e continue cure alle quali ti sottoponi sai molto di medicina: quale idea ti sei fatta di questa pandemia?

«È difficile avere una propria idea su questa pandemia perché gli stessi virologi stanno imparando a conoscerla. Dal mio punto di vista, quello di una quattordicenne con una malattia, risento della gravità. Vorrei però sottolineare che bisogna restare a casa perché così si riducono i rischi di contagio e si liberano posti nelle terapie intensive. Io so cosa significa avere la vita appesa ad un filo e comprendo l’importanza di attenersi alle misure restrittive anti-Covid».

Sei in contatto via internet con migliaia di tuoi coetanei di tutto il mondo: come stanno vivendo questa situazione senza precedenti?

«Bella domanda! Su internet e dai telegiornali sento che i ragazzi hanno problemi a convivere con questa quarantena, eppure i miei amici hanno un comportamento opposto. Ne comprendono l’importanza e riescono a stare a casa, a riempire le giornate con le proprie passioni e, in modo particolare, con lo studio. Ovviamente ci sono delle eccezioni, credo che alcuni non abbiano compreso l’utilità delle limitazioni, non pensino a quanto possa far male un loro gesto sbagliato… ma sono davvero pochi, ho la fortuna di conoscere coetanei responsabili!»

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